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. Ascolta, non è come l'Hoggar: nelle montagne del Caucaso vivono millepopoli.C'è una storia ancora più vecchia della Bibbia che dice così.Dio ha creato ilprimo uomo, poi dalla sua progenie ha creato una moltitudine di popoli e li hadisseminati ovunque, spandendoli qua e là con la Sua mano.Alla fine, quandosembrava a Iddìo di aver finito il suo lavoro, scoprì che gli avanzava un pugno digenti.Genti di ogni stirpe, rinfuse tra loro.Non sapendo che fare, le gettò dove inquel momento gli cadeva lo sguardo.Stava guardando le valli profonde e lemontagne cariche di neve del Caucaso.Così ora nel Caucaso ci sono molti popoli mischiati fra loro, ognuno con la sualingua e i suoi costumi, ognuno nella sua valle e nella sua montagna.Ognuno perconto suo, eppure stretto all'altro.Agli occhi del principe erano popoli misteriosi.Loerano agli occhi di chiunque si avvicinasse a loro.Lo erano stati per i conquistatoricalati dal Nord, per quelli arrivati dal Sud.Misteriosi come la gente di Timaussù agliocchi della giornalista venuta da Parigi.Come è accaduto per i tagil, nessuno ha maiconquistato davvero i popoli del Caucaso.Non lo ha fatto il Gran Kahn, Gengis, nonlo ha fatto Tamerlano e neppure la terribile Caterina di Russia.L'unica forza che haconquistato quelle genti è stato l'Islam.Lo hanno accettato perché pareva a loro chefosse una forza dolce, un impero di giustizia.Ma scrive il principe che il suo sogno era incontrare il popolo più misterioso ditutti.Non sapeva neppure bene come si chiamasse.Sapeva solo quello che avevanoraccontato altri viaggiatori nel corso del tempo.Avevano raccontato storie bizzarre, e questo lo rendeva ancora più curioso.Sidiceva che fosse un popolo minuscolo, un popolo che viveva in totale isolamento inun'unica città al centro di una valle dove non era possibile arrivare senza essere vistiper tempo.Quel popolo non assomigliava a nessun altro nel Caucaso, né perl'aspetto, né per i costumi, né per la lingua.Non per la religione; praticavano una fedeancora più antica dell'Islam.Non per l'attività con cui si sostentavano; non eranopastori e non coltivavano se non per sé.Erano fabbri e cesellatori.Fondevano ferro e oro, e fabbricavano armi e gioielli.Compravano metallo evendevano ciò che ne ricavavano a chiunque avesse la pazienza di trattare con loroattraverso complicate mediazioni.Ma quello che entusiasmava il principe rivoluzionario era che riuscivano avivere senza essere comandati da un capo.Si governavano da sé, nominando ognianno per essere guidati i migliori tra loro.Uomini o donne che fossero.Questa storia se l'era fatta raccontare da due monaci che avevano viaggiato nelCaucaso molti anni prima di lui e che dicevano di essersi spinti sino a quel paese chechiamavano Kubacia.I monaci glielo avevano riferito come se fosse la cosa più singolare fra tutte lestranezze di quella gente: nessun popolo, che si sapesse, poteva fare a meno, nelCaucaso o altrove, di un re.Il principe invece pensava che quel popolo praticava datempo immemore gli ideali della Rivoluzione francese.Gli ideali di libertà,uguaglianza e fraternità che aveva inutilmente tentato di instillare nei suoi sudditi.Fantasticava, avvicinandosi ogni giorno di più alla valle dove forse li avrebbeincontrati, di imbattersi nella più antica democrazia del mondo, e dimostrare così ai suoi diffidenti contadini che non c'era nulla di perverso nelle sue idee.Che le sueidee venivano da molto più lontano di Parigi, tanto lontano quanto l'arca di Noè.Sarebbe stata una bella rivincita, e una straordinaria scoperta.Ti racconto tutte queste cose, Jibril, da fratello a fratello.Anche se non ho visto nulla di tutto questo, è come se avessi toccato ogni cosa.Hai nel portadocumenti sotto la jalabjia la fotografia della tua famiglia? Ecco, è comese ti facessi vedere la fotografia della mia famiglia.Mi manca.Ho nostalgia delCaucaso, anche se non ci sono mai stato.Ho nostalgia del principe pazzo. No, alaghj, non ce l'ho una fotografia.Io, alaghj, non dimentico, e quando honostalgia ritorno.Io non potrò, Jibril.E ora sta' a sentire.Scrive il principe nel suo diario di non aver mai raggiunto la valle.La valle diKubacia.Scrive però che una mattina ha avuto l'onore di incontrare uno dei suoi uomini.Scrive che ciò è potuto accadere per intercessione di una principessa cecena cheaveva conosciuto sostando nel suo paese.Riferisce, senza pudore, di essersiintrattenuto nella sua tenda con lei in segrete conversazioni notturne.Leconversazioni erano molto dotte, perché la principessa aveva avuto per precettore ungrande saggio di idee cosmopolite.Ma erano anche molto pericolose, perché i cecenisono un popolo fiero e riottoso, e non gradiscono affatto che le loro principesse siintrattengano la notte con degli stranieri.Si è trattato di uno scambio; i ceceni, dice il principe, mercanteggiano ognicosa.La principessa ha voluto sapere tutte le novità del mondo di là dalle montagne ein cambio ha promesso un incontro con un kubacio che sapeva in viaggio nelle sueterre.Per testimoniare la sua buona fede, la principessa si è tolta dai capelli unpettine d'oro e l'ha mostrato al principe dicendo che era un gioiello comprato l'annoprima dallo stesso uomo [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]
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