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.Ma parmi qua udirti dire: «Dunque tutte le sofistiche fallacie de’ dialettici e le vituperate cavillazioni di Protagora e di Zenone saran motti arguti e ingegnosi concetti da epigrammi».Difficultà sostanziale e vasta, ma dall’oracol nostro dispedita in due parole: enthymema urbanum.Egli è vero che, per ben intenderle, si conver-rebbe svolgere gli più arcani misteri di tutta l’arte retorica, avviluppati anche oggi fra molte intricatissime qui-stioni: principalmente, qual differenza passi fra la dialettica e la retorica, sorelle (come motteggia il nostro autore) nate a un parto e tanto simili di fattezze, che molti insegnatori le prendono in iscambio.Ma per dar-tene qua in isfuggendo un brieve saggio dall’oracolo istesso, dicoti che la cavillazione urbana è differente dalla cavillazion dialetica nella materia, nel fine, nella forma accidentale e nella forma essenziale.Dicoti esser differenti nella materia: però che (sì co-me altrove più a pieno) la materia retorica comprende le cose civili in quanto sian moralmente persuasibili, cioè cadenti sotto gli tre generi preaccennati del laudare o biasimare, del consigliare o sconsigliare, dell’accusare o difendere, tanto ne’ privati negozi o nelle civili conver-sazioni, quanto nelle publiche aringherie.Per opposito la materia dialettica comprende le cose scolasticamente disputabili fra gli ’nvestigatori del vero.Onde, se tu di’:«Verre è un individuo composto di corpo e anima razio-nale», egli è materia dialettica; ma se tu di’: «Verre è un publico ladrone della Cicilia», sarà materia retorica.Dunque la cavillazion retorica si fabrica di materia civile popularmente persuasibile, e la cavillazion dialettica di materia scolarmente disputabile.Onde, se tu mi dicessi:«Ens syllaba est; sed ens est genus: ergo syllaba est genus», questo sarebbe un paralogismo dialettico in materia scolastica, che non offende nessuno.Ma se tu dicessi: 84Letteratura italiana EinaudiEmanuele Tesauro - Il cannocchiale aristotelico«Verres» cioè il porcello «est animal brutum; sed Verres Siciliam regis: igitur animal brutum Siciliam regit», questo sarebbe un paralogismo simile a quel dialettico nel luogo topico, cioè nella equivocazione, e ancor nella figura sillogistica, ma retorico nella materia, però che vitupera il pretore della Cicilia.Per consequente son differenti nel fine.Però che, sì come la retorica riguarda la persuasion populare, e la dialettica l’insegnamento scolastico, così la cavillazione urbana ha per iscopo di rallegrar l’animo degli uditori con la piacevolezza, senza ingombro del vero; ma la cavillazion dialettica ha per fine di corromper quasi presti-giosamente l’intendimento de’ disputatni con la falsità.Onde avisa il nostro autore che il retorico nella sua persuasione sa fabricar i sofismi e può adoperarli: perciò che, come pur egli persuada le cose oneste, ogni argomento gli è licito.Per contrario il dialettico ben sa fabri-carli; ma non gli è licito di adoperarli, essendogli a onta grande cercare il vero e insegnare il falso.Tal era quel paralogismo che Zenone chiamava il suo Achille: dialettica ciurmeria, con cui presumea far travedere a’ suoi academici niuna cosa potersi movere né in ciel né in terra, benché gli occhi affermino ch’ella si muove: «Omne continuum componitur ex individuis; sed super individuo nihil movetur: igitur super continuo nihil movetur».Tali ancora le cavillazioni di Protagora, vituperato dal nostro autore come sfacciato impostor degli ’ngegni e oppressor della verità con la menzogna.E quelle di Eschine, paragonato da Demostene alle crudeli Sirene, però che co’ suoi paralogismi non intendea d’allettare alle cose utili, ma di far precipitare alle dannose.Quinci ancor nella material forma l’entimema urbano è diverso dal sofismo dialettico.Però che, sì come il fin del retorico è il persuadere in qualunque maniera più aggradevole all’ascoltatore, eziandio con le favolette e co’ trovati, così or condisce le proposizioni del suo enti-85Letteratura italiana EinaudiEmanuele Tesauro - Il cannocchiale aristotelico mema con belle frasi, or le ci porge senz’alcun ordine dialettico; ora tronca quelle che l’uditor, già sapendole, non udirebbe senza noia, e quelle avviluppa che, svilup-pate e chiare, discoprirebbono la fallacia.Per contrario fra’ disputanti, che scrupulosamente si assottigliano nel conoscimento del vero, le proposizioni del sillogismo voglion esser chiare e distese, acciò che l’ntelletto, con-sentendo all’antecedente, sia stretto di consentire al consequente.Quinci in quel motto di Cicerone contra l’editto di Verre tu vedi tutto un entimema inviluppato e rattamente vibrato in poche parole: «Mirandum non est ius Verrinum tam esse nequam».Che s’ei l’avesse disteso in questa forma di sillogismo dialettico: Omne ius verrinum est nequam.Sed edictum Verris est ius Verrinum.Igitur edictum Verris est nequam.troppo chiaramente apparrebbe l’equivocazion di quel mezzo termine ius verrinum; là dove, avviluppato e gittato colà alla sfuggita, passa sotto mano e sorprende l’ascoltatore, il qual gode di quella destrezza d’intelletto e ne ride come di un bel gioco di mano.L’ultima e principalissima differenza è nella forma essenziale della urbanità [ Pobierz całość w formacie PDF ]
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.Ma parmi qua udirti dire: «Dunque tutte le sofistiche fallacie de’ dialettici e le vituperate cavillazioni di Protagora e di Zenone saran motti arguti e ingegnosi concetti da epigrammi».Difficultà sostanziale e vasta, ma dall’oracol nostro dispedita in due parole: enthymema urbanum.Egli è vero che, per ben intenderle, si conver-rebbe svolgere gli più arcani misteri di tutta l’arte retorica, avviluppati anche oggi fra molte intricatissime qui-stioni: principalmente, qual differenza passi fra la dialettica e la retorica, sorelle (come motteggia il nostro autore) nate a un parto e tanto simili di fattezze, che molti insegnatori le prendono in iscambio.Ma per dar-tene qua in isfuggendo un brieve saggio dall’oracolo istesso, dicoti che la cavillazione urbana è differente dalla cavillazion dialetica nella materia, nel fine, nella forma accidentale e nella forma essenziale.Dicoti esser differenti nella materia: però che (sì co-me altrove più a pieno) la materia retorica comprende le cose civili in quanto sian moralmente persuasibili, cioè cadenti sotto gli tre generi preaccennati del laudare o biasimare, del consigliare o sconsigliare, dell’accusare o difendere, tanto ne’ privati negozi o nelle civili conver-sazioni, quanto nelle publiche aringherie.Per opposito la materia dialettica comprende le cose scolasticamente disputabili fra gli ’nvestigatori del vero.Onde, se tu di’:«Verre è un individuo composto di corpo e anima razio-nale», egli è materia dialettica; ma se tu di’: «Verre è un publico ladrone della Cicilia», sarà materia retorica.Dunque la cavillazion retorica si fabrica di materia civile popularmente persuasibile, e la cavillazion dialettica di materia scolarmente disputabile.Onde, se tu mi dicessi:«Ens syllaba est; sed ens est genus: ergo syllaba est genus», questo sarebbe un paralogismo dialettico in materia scolastica, che non offende nessuno.Ma se tu dicessi: 84Letteratura italiana EinaudiEmanuele Tesauro - Il cannocchiale aristotelico«Verres» cioè il porcello «est animal brutum; sed Verres Siciliam regis: igitur animal brutum Siciliam regit», questo sarebbe un paralogismo simile a quel dialettico nel luogo topico, cioè nella equivocazione, e ancor nella figura sillogistica, ma retorico nella materia, però che vitupera il pretore della Cicilia.Per consequente son differenti nel fine.Però che, sì come la retorica riguarda la persuasion populare, e la dialettica l’insegnamento scolastico, così la cavillazione urbana ha per iscopo di rallegrar l’animo degli uditori con la piacevolezza, senza ingombro del vero; ma la cavillazion dialettica ha per fine di corromper quasi presti-giosamente l’intendimento de’ disputatni con la falsità.Onde avisa il nostro autore che il retorico nella sua persuasione sa fabricar i sofismi e può adoperarli: perciò che, come pur egli persuada le cose oneste, ogni argomento gli è licito.Per contrario il dialettico ben sa fabri-carli; ma non gli è licito di adoperarli, essendogli a onta grande cercare il vero e insegnare il falso.Tal era quel paralogismo che Zenone chiamava il suo Achille: dialettica ciurmeria, con cui presumea far travedere a’ suoi academici niuna cosa potersi movere né in ciel né in terra, benché gli occhi affermino ch’ella si muove: «Omne continuum componitur ex individuis; sed super individuo nihil movetur: igitur super continuo nihil movetur».Tali ancora le cavillazioni di Protagora, vituperato dal nostro autore come sfacciato impostor degli ’ngegni e oppressor della verità con la menzogna.E quelle di Eschine, paragonato da Demostene alle crudeli Sirene, però che co’ suoi paralogismi non intendea d’allettare alle cose utili, ma di far precipitare alle dannose.Quinci ancor nella material forma l’entimema urbano è diverso dal sofismo dialettico.Però che, sì come il fin del retorico è il persuadere in qualunque maniera più aggradevole all’ascoltatore, eziandio con le favolette e co’ trovati, così or condisce le proposizioni del suo enti-85Letteratura italiana EinaudiEmanuele Tesauro - Il cannocchiale aristotelico mema con belle frasi, or le ci porge senz’alcun ordine dialettico; ora tronca quelle che l’uditor, già sapendole, non udirebbe senza noia, e quelle avviluppa che, svilup-pate e chiare, discoprirebbono la fallacia.Per contrario fra’ disputanti, che scrupulosamente si assottigliano nel conoscimento del vero, le proposizioni del sillogismo voglion esser chiare e distese, acciò che l’ntelletto, con-sentendo all’antecedente, sia stretto di consentire al consequente.Quinci in quel motto di Cicerone contra l’editto di Verre tu vedi tutto un entimema inviluppato e rattamente vibrato in poche parole: «Mirandum non est ius Verrinum tam esse nequam».Che s’ei l’avesse disteso in questa forma di sillogismo dialettico: Omne ius verrinum est nequam.Sed edictum Verris est ius Verrinum.Igitur edictum Verris est nequam.troppo chiaramente apparrebbe l’equivocazion di quel mezzo termine ius verrinum; là dove, avviluppato e gittato colà alla sfuggita, passa sotto mano e sorprende l’ascoltatore, il qual gode di quella destrezza d’intelletto e ne ride come di un bel gioco di mano.L’ultima e principalissima differenza è nella forma essenziale della urbanità [ Pobierz całość w formacie PDF ]